25 Aprile 2025 – Cerimonia a Belluno
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25 Aprile 2025: Gli Alpini di Salce presenti alla cerimonia dell’80° anniversario della Liberazione a Belluno
Belluno, 25 aprile 2025 — In una mattinata di grande significato e partecipazione, il nostro Gruppo Alpini di Salce ha preso parte con orgoglio alla cerimonia ufficiale per il 25 Aprile, organizzata in Piazza dei Martiri dal Comune di Belluno in collaborazione con l’ANPI, l’ISBREC, il Comitato Onoranze Caduti dell’Oltrardo e l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra.
Quest’anno il 25 aprile ha avuto un valore ancora più profondo: si celebrava infatti l’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, evento fondativo che ha portato il nostro Paese alla scelta della Repubblica e, successivamente, alla nascita della nostra Costituzione.
La giornata è iniziata alle 9.45 con il ritrovo al pennone per l’alzabandiera, seguito dal corteo che ha raggiunto il Monumento alla Resistenza per la deposizione di una corona d’alloro. A scandire i momenti solenni, le note della Filarmonica di Belluno 1867, che ha accompagnato la cerimonia.
Il discorso del Sindaco Oscar De Pellegrin:
Signore e signori, autorità religiose, civili e militari, associazioni combattentistiche, cittadine e cittadini, oggi, in questa piazza, celebriamo una data che non è solo una ricorrenza storica, ma un fondamento vivo della nostra identità nazionale: il 25 aprile.
Quest’anno, la celebrazione assume un valore ancora più profondo: ricorrono infatti gli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Un anniversario importante, che ci invita a riscoprire con ancora maggiore consapevolezza il significato di quella vittoria. Non celebriamo solo una data, ma la forza di un popolo che seppe rialzarsi dopo gli anni bui della dittatura e della guerra, che seppe scegliere da che parte stare e costruire una democrazia vera. Ecco perché oggi siamo qui, non solo per ricordare, ma per rinnovare un impegno collettivo: quello alla libertà, alla democrazia e alla responsabilità civile.
La Resistenza non fu un episodio marginale. Fu un moto profondo, un movimento che seppe unire l’intero popolo italiano in uno slancio collettivo. In quell’occasione uomini e donne di ogni classe sociale e provenienza dimostrarono che si può mettere da parte le differenze per un obiettivo più grande: la libertà.
Ed è forse questa la lezione più potente che il 25 aprile ci consegna e sulla quale oggi, qui con voi, vorrei concentrare la mia breve riflessione: la Resistenza ci ha insegnato che si può — e si deve — essere diversi, ma uniti. Che una comunità cresce quando accetta e custodisce le sue pluralità, orientandole verso un bene comune.
In un mondo che cambia e che sembra non avere più punti fissi, dobbiamo avere chiari e fermi i pilastri che ci uniscono e che per noi sono importanti come comunità. E su questi, trovarci, riconoscerci, unirci al di là delle nostre differenze.
Perché l’ideologia non può e non deve mai diventare più importante della difesa, insieme, dei nostri valori fondanti, scritti con coraggio e visione nella nostra Costituzione, figlia di quell’anelito fortissimo di libertà. Al di là delle nostre diversità dobbiamo cercare di trovarci uniti proprio lì perché essa è molto più di un documento che stabilisce le regole del buon vivere, è l’esempio più alto di questo patto: un patto che ha scelto di fondare la Repubblica sul lavoro, sulla libertà, sulla dignità umana, sulla giustizia sociale. E che ancora oggi ci affida un compito: quello di vigilare.
Cosa significa allora, oggi, essere antifascisti? Significa considerare come non negoziabili valori quali la libertà, la democrazia, la giustizia e la dignità di ogni persona. Opporsi a ogni forma di dittatura, a ogni rigurgito autoritario, a ogni tentativo di negare la memoria e il valore della nostra storia repubblicana. Significa difendere la possibilità stessa di convivere nelle differenze, di vivere in un Paese aperto, libero, rispettoso dei diritti umani.
In un tempo in cui le differenze rischiano di diventare fratture, in cui il confronto cede il passo allo scontro, è ancora più urgente ritrovare quello spirito unitario che rappresenta la forza di una comunità e di una nazione. Non per cancellare le diversità, ma per renderle energia costruttiva, dialogo fertile e ricchezza condivisa.
Oggi, come allora, dobbiamo dunque saperci unire. Di fronte alle sfide che la storia ci pone – siano esse sociali, ambientali, economiche o culturali – è nostro dovere ricordare che apparteniamo tutti a quel 25 aprile. Che siamo figli di quella scelta di libertà e giustizia, e che solo riconoscendoci parte di quella eredità possiamo costruire un Paese dove sia più bello vivere, per tutte e per tutti.
Non è retorica, la mia. Libertà e pace, due fondamenti del nostro vivere civile, non sono mai un traguardo raggiunto una volta per tutte e ce lo ricordano ogni giorno le immagini e le notizie che arrivano dai conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese, così vicini a noi e così spaventosi nel porci davanti alla fragilità del vivere e della convivenza tra i popoli. La pace è difficile, la convivenza civile è impegnativa e la libertà è fragile. Solo ricordandoci ogni giorno questo e solo desiderando fortemente questi valori, possiamo lavorare a favore di essi e vigilare da sentinelle del nostro Paese e della sua preziosa Costituzione.
E qui, proprio parlando di valori universali e fondamentali, voglio ricordare il nostro papa Francesco che con la sua parola e il suo esempio non ha mai smesso di parlarci di pace, di lavorare per la pace e di stimolarci a mettere ciascuno il nostro mattoncino per costruire un mondo migliore. Il pontefice parlava di cultura dell’abbraccio e con quest’espressione intendeva quell’atteggiamento di accoglienza, di conciliazione e di giustizia come unico strumento per costruire legami civili, giusti e buoni. E’ con questo augurio, oggi, che voglio salutarvi: l’auspicio di restare vigili, sentinelle pacifiche e mai silenti, operatori di pace e di libertà.
Molto sentito il discorso del Sindaco Oscar De Pellegrin, riportato integralmente qui sopra, che ha voluto sottolineare come la Liberazione non sia solo una data storica, ma un fondamento ancora vivo della nostra identità collettiva. Nel suo intervento, il Sindaco ha ricordato l’importanza di difendere i valori di libertà, democrazia e giustizia, invitando tutti a essere “sentinelle” vigili della nostra Repubblica e della sua Costituzione.
Sono poi intervenuti Sara Burlon, vicepresidente della Consulta provinciale degli studenti, ed Eric Mandolesi, nipote di “Carlo”, figura centrale nella seconda beffa di Baldenich di cui quest’anno ricorre l’80° anniversario. Entrambi hanno portato contributi freschi e carichi di significato, collegando la memoria storica alle sfide delle nuove generazioni.
L’orazione ufficiale è stata affidata a Felice Casson, ex magistrato, politico e saggista italiano, che ha saputo dare un’ulteriore profondità al valore della Resistenza, ponendo l’accento sul dovere della memoria e sul senso di responsabilità che ogni cittadino deve sentire nei confronti delle istituzioni democratiche.
Il Gruppo Alpini di Salce, come sempre, ha voluto essere presente con il suo gagliardetto e con la partecipazione attiva dei suoi soci, a testimonianza dell’impegno nel tramandare i valori di libertà, solidarietà e amore per la patria che sono alla base della nostra storia e della nostra missione.
Onorare la memoria di chi ha lottato per la nostra libertà è un dovere che si rinnova ogni giorno, attraverso piccoli e grandi gesti di impegno civile e di unità.