IL CORAGGIO DI VIVERE DA ALPINI
Perseguire il “pensiero alpino” come filo conduttore della nostra vita
Negli ultimi tempi siamo talmente bombardati da notizie giornaliere di scandali e ruberie dei nostri politici e di uomini d’affari senza scrupoli, che sembra quasi che simili comportamenti debbano essere oramai la normalità per riuscire ad arrivare a obbiettivi altrimenti irraggiungibili dall’uomo onesto.
Saranno i tempi, di certo difficili per tutti noi, ma l’appiattimento dei costumi e la scomparsa di un senso etico nei confronti del prossimo stanno immancabilmente creando un solco fra il mio modo di pensare e quello dell’italiano medio.
Ho infatti sempre più spesso l’impressione che tanti affrontino la vita con un senso di estetica e non di etica (per dirla come il filosofo Kierkegaard), cioè quello di chi sceglie come propria realizzazione la ricerca del solo attimo fuggente, rifiutando a priori quella che ritengono sia la monotonia di una vita responsabile e “programmata”, percorrendo così, alla fine, la via più facile e breve: lo scegliere di non scegliere.
Basta guardarsi attorno, infatti, per accorgersi che viviamo in un mondo in cui è imperante il “senso di vita dell’esteta”, che riduce i più a godere egoisticamente di essa, con il desiderio e la ricerca di cose sempre nuove,
vivendo così attimo per attimo nel rifiuto costante di impegni e responsabilità.
La rincorsa vanitosa del piacere, però, alla lunga non può che scadere nella noia di una vita senza obbiettivi nè
rapporti personali basati sul semplice, ma essenziale, rispetto del prossimo.
Stiamo perdendo il senso della responsabilità.
Un filo da seguire, un codice di condotta, che solo in tempi e civiltà passate si potevano trovare nella loro forma più pura.
Quello che gli antichi giapponesi chiamavano Bushido, con le sue fondamentali regole di condotta, ai giorni
nostri non è che un ricordo, un sogno forse attualmente irrealizzabile per la nostra cultura moderna, ma che penso,
credo e spero sia ancora perseguibile, anche se con estrema fatica, viste le continue tentazioni che ci provengono
dal mondo esterno.
Tutti quelli che incontriamo nel corso della nostra vita lasciano un segno e comunque gli incontri proprio a questo
servono: a farci crescere, a scambiarci opinioni, a trovare persone che guardano il mondo dalla tua stessa angolazione.
Ed è proprio il perseguire con coraggio l’esempio del “mondo alpino” (che deve arrivarci non solo dal mondo legato alla nostra Associazione ma, meglio ancora, anche dalle tradizioni di vita delle nostre montagne e dei nostri “veci”) che può darci quella forza motivazionale, quel volano, atti a migliorare non solo la nostra vita, ma anche quella di
chi ci sta accanto, nelle nostre famiglie e nei nostri Gruppi, nelle nostre conoscenze di lavoro o di altro genere. Un concetto “cavalleresco” di vivere la vita che può così essere motivo di miglioramento anche per le nostre generazioni future.
Condividiamo quindi senza timori il nostro modo di vivere, il nostro modo di parlare e di rapportarci agli altri con fiducia e con rispetto reciproco.
Per quanto mi riguarda, ad esempio, io non scrivo, o meglio non voglio scrivere, parole e pensieri che non condivido.
Così, mi piace pensare che sto scrivendo, da queste pagine, per persone che guardano il mondo dalla mia stessa angolazione e vedono il mondo con i miei stessi occhi. Persone che, leggendo le mie parole, possano riconoscersi in me.
Perchè sono proprio le parole che abbiamo perso, onestà, rispetto, integrità, moralità, compassione, responsabilità, che ora devono rimanere fermi capisaldi per le nostre famiglie, per i nostri rapporti interpersonali, sia che si parli di impegni lavorativi che di impegni sociali.
Queste parole aspettano che ci sia ancora una persona o un gruppo di persone di coraggio che le pronunci di nuovo, che le porti avanti perseguendo con forza una vita e una via fatte di etica e rispetto nei rapporti con gli altri.
Perchè, ricordiamolo sempre, ci sono persone che hanno perso la vita, per queste parole. Ed è proprio in questi giorni, in cui stanno partendo le manifestazioni in ricordo della Grande Guerra, che questo modo di vivere e pensare deve diventare un monito costante nel perseguire con coraggio la nostra “vita etica”.
Michele Sacchet, dalla Prima Pagina del Col Maòr n. 1/2015
Foto di copertina, la Vedetta Alpina scolpita al Bòz da Beppino Lorenzet sembra quasi un monito a salvaguardia delle nuove generazioni