Si va all’Adunata!
Impressioni di una ventenne
La storia è di quelle che si sentono raccontare spesso, un po’ solita nel suo essere di persone normali, un po’ insolita nei frammenti personali che sempre ci differenziano dagli altri.
Interpreti ne sono tre fratelli, piuttosto impegnati e distratti, che ogni anno, qualunque cosa succeda, programmano e pianificano (con mesi d’anticipo) la loro immancabile “tre giorni” d’incontro: l’adunata degli Alpini.
Tradizione guerriera? No davvero, anche se la carriera militare di uno di loro potrebbe farci imbrogliare le carte. Forse si tratta del gusto raro di ossigenarsi e di ritrovarsi assieme a discutere e a litigare, cosa questa un po’ difficile da capire per chi non li conosce.
Certo di buoni motivi per questo appuntamento annuale ce ne sono un’infinità, non ultimo il reale interesse per la manifestazione, per la sfilata, per i vecchi amici, per il folclore alpino. O per quel tristissimo bisogno, di cui qualcuno racconta (non loro tre, per la verità) di ritrovarsi assieme per contare quanti ci sono ancora e quanti purtroppo non più.
Ma come si fa a distinguere logicamente i motivi, quando un qualcosa lo si fa con affettuosa ritualità, ormai da diverse primavere?
Credo addirittura che, nei loro discorsi a tre, distinguano gli anni passati a seconda della città dove si è tenuta l’adunata, tanto questa rappresenta un punto fisso nei rapporti dei nostri tre “alpini per vocazione”.
Dico “alpini per vocazione” perchè uno di loro non deve essere proprio regolare, ma guai a dirglielo, cominciano subito le discussioni.
Ma tornando alla “tre giorni” annuale, che la convivenza sia tranquilla, conoscendoli, non ci giurerei. Ma piacevole sì, di questo non ho dubbi.
Sempre in forza di quella conoscenza di cui parlavo prima, credo che, in periodo di adunata, di dieta non se ne parli proprio. Uno di loro, tra l’altro, è voracissimo, motivo questo di scherno irrispettoso da parte degli altri due fratelli.
Tra brindisi e pranzetti, insomma, si consuma ogni anno questa specie di dovere-piacere.
Non so immaginare cosa succederebbe se improvvisamente uno di questi tre si tirasse indietro; probabilmente gli altri due non se la sentirebbero di andare da soli. Se poi sopprimessero l’adunata sarebbe un grande colpo dai loro rapporti interpersonali.
Speriamo allora che ciò non avvenga mai e che il loro “trio alpino” continui a fare udire le sue tonanti voci, del tutto diverse a quelle dolci e melodiose dell’altro trio, quello Lescano.
Anzi se quest’anno a Bergamo sentite uscire da qualche locale i tre vocioni forti di tre tipi quasi uguali entrate sicuri: sono loro.
Provate ad avvicinarvi a quello che strilla di più, quello con gli occhiali; non si sa mai che riusciate a scroccare una “ombra”.
Magari ci metto una buona parola io, che lo conosco da tanti anni.
Laura Ganz
(Lettera aperta agli Alpini di una figlia di alpino, tratta da “Ieri, oggi, domani… 65° della Sezione di Belluno” a cura di Mario Dell’Eva – 1986)
Nella foto i tre fratelli Ganz: da sinistra Riccardo già Generale di Corpo d’Armata, Renzo che fu chirurgo a Feltre e Rinaldo una delle ultime stimate figure storiche dei «medici condotti», ora “andati avanti”.
Ciao ragazzacci, salutateci il DEM, lassù!