LA FALSA LICENZA CHE BEFFÒ TEDESCHI E ITALIANI
Duilio Pitto ci racconta la sua rocambolesca fuga da Fiume
“Siamo fuggiti in sette da Fiume grazie a delle licenze contraffatte”. Sono le parole di Duilio Pitto, classe 1920, reduce della Campagna di guerra 1941-43 in Jugoslavia, socio fondatore del Gruppo Alpini di Salce e figlio di Nereo classe 1888, sergente maggiore degli Arditi, i leggendari reparti d’assalto della I Guerra mondiale.
“Dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43 – racconta Pitto – sono stato fatto prigioniero dai tedeschi insieme ad altri commilitoni (l’alternativa alla prigionia era quella di continuare a combattere a fianco dei reparti tedeschi, una scelta
che soltanto pochi soldati italiani fecero ndr).
Ci condussero a Fiume, presso il Battaglione Pionieri Covatta. Ma la nostra prigionia non durò per molto, perché dopo tre mesi, con in tasca un foglio di licenza abilmente falsificato da un sergente friulano, ce ne andammo via in sette, salendo al volo sul primo treno per l’Italia.
Filò tutto liscio. Quella licenza evidentemente era stata falsificata davvero in modo perfetto, perché superò tutti i controlli tedeschi, consentendomi di far ritorno a casa. Ma la storia della licenza falsa non finisce qui.
Una volta a casa, per evitare guai, la nascosi in un cassetto fino alla fine della guerra. Dopodiché la presentai al Distretto militare di Belluno. Ed anche qui venne ritenuta autentica. Dal 1944 al ‘45 collaborai con l’attività clandestina partigiana nella Brigata 7mo Alpini, Battaglione Fenti”.
Chiamato alle armi il 2 febbraio del 1940, Duilio è assegnato alla 91ma Sezione Sussistenza della I Divisione celere “Eugenio di Savoia”.
Nell’aprile è in Jugoslavia con le truppe d’occupazione italiane e vi rimane fino all’8 settembre del ’43. “Ero addetto al carico e allo scarico delle merci del magazzino viveri, e facevo il postino della 91ma Sezione sussistenza, che era comandata da un capitano”. Nei tre anni di operazioni di guerra, dal 1941 al ‘43 svoltesi in Balcania, come allora era chiamata la Jugoslavia, con la 91ma Sezione di Sussistenza Duilio è dislocato a Karlovac, nei pressi di Zagabria.
Dopodichè, il reparto viene spostato per ferrovia a Sebenico, oggi città industriale di circa 35 mila abitanti e porto della Croazia a nord di Spalato.
Durante questo trasferimento i partigiani di Tito aprono il fuoco sui vagoni ferroviari.
“Questo è stato certamente il momento più rischioso – afferma Duilio – Durante il conflitto a fuoco, sono riuscito a mettermi in salvo sotto il treno, protetto dalle ruote del vagone. Un altro momento rischioso – prosegue Duilio – l’ho vissuto a Fiume nel 1943 durante un bombardamento.
Ma vi furono anche dei momenti goliardici e spensierati: Ad esempio quella volta che uno di noi rubò due galline in paese, quando eravamo in Friuli, in attesa di partire per la Jugoslavia.
Oramai erano quasi cotte, quando si presentò il proprietario in caserma per protestare del furto subito.
Finì che noi ci beccammo 7 giorni di consegna dal comandante e quel signore se ne andò con le sue due galline già cotte, pronte per esser servite in tavola.”.
Roberto De Nart per il Col Maòr n. 1 del 2006